HomeMissioni - Vita MilitareLa Spagna - 1936-1937

Il suo secondo imbarco, nel 1936, avviene sul Regio Cacciatorpediniere Alvise Da Mosto dove partecipa attivamente alla guerra di Spagna fino al 1937. Dal 24 luglio 1936 il Sottocapo cannoniere di 1a Classe Bruno Pellegrini pattugliaBruno Pellegrini con commilitoni a Malaga il Mediterraneo dallo Stretto dei Dardanelli ai porti spagnoli tra Barcelona ed Algeciras per intercettare i convogli navali provenienti dall'URSS via Mar Nero. Il R.C. Da Mosto viene dislocato anche nei porti di Tangeri e di Cadice. Nella primavera del 1936, l'aggravarsi dell'instabilità politico-sociale di un regime, quello repubblicano spagnolo del Fronte popolare formato da socialisti, radicali, comunisti, e anarchici, uscito vittorioso dalle elezioni del 1931 (evento che il 14 aprile di quello stesso anno costringe Re Alfonso XIII, sostenitore del dittatore Miguel de Rivera, ad abdicare e ad andare in esilio), favorisce il riacutizzarsi della violenta contrapposizione tra forze di estrema destra e di estrema sinistra: la destra insorge. Nella spietata guerra civile che si combatte in gran parte del Paese sono contrapposti il governo repubblicano che può contare sulle forze di polizia e masse di volontari in genere provenienti dalle regioni industriali - tra i quali prevalgono gli anarchici - e le forze nazionaliste che riuniscono quasi tutti i quadri delle forze armate, salvo l'Aeronautica, e le forze politiche nazionaliste, cattoliche e tradizionaliste. Il Governo italiano e quello germanico, prendendo spunto dall'assassinio del monarchico J. Calvo Sotelo (13 luglio) intervengono prima in forma quasi clandestina appoggiando i militari ribelli che aderiscono al "pronunciamento" del generale Francisco Franco Bahamonde (1892-1975), poi nell'autunno in modo palese. La cruentissima guerra civile si conclude con la resa delle forze di sinistra e la vittoria della destra "franchista": il 28 marzo 1939 l'esercito "nazionale" conquista Madrid e il 1° aprile, con la liberazione di Alicante, pone vittoriosamente fine alla Cruzada. Il 1° aprile Radio Burgos diffonde l'ultimo bollettino di guerra: "Oggi, dopo aver fatto prigioniero l'esercito rosso e averlo disarmato, le truppe hanno raggiunto i loro obiettivi militari. La guerra è terminata". Gli Stati Uniti riconoscono il governo franchista.

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La rivolta inizia il 17 luglio 1936: si ribellano i militari di stanza nei territori spagnoli d'Africa e delle Isole Canarie mentre il giorno successivo insorgono quelli nella Spagna continentale e, con l'aiuto delle formazioni carliste e falangiste che prima della mobilitazione generale costituiscono il 30% della forza insurrezionale, prendono il controllo del nord, esclusi la Cordigliera Cantabrica e i Paesi Baschi, e del sud del territorio metropolitano. Il centro e la costa mediterranea restano in mano repubblicana. La Spagna è così divisa in due zone: quella "rossa" e quella "nazionale". Grazie all'appoggio determinante del "Tercio", gli insorti hanno ragione dei militari lealisti e dei militanti delle organizzazioni di sinistra. Nel frattempo, Franco prende il controllo delle Canarie e lancia un proclama alla nazione: "L'esercito si è assunto il glorioso compito di salvare la Spagna dalla sovversione e dall'anarchia"; quindi vola in Marocco e assume il comando dell'Esercito d'Africa. Il 18 luglio 1936 centinaia di telegrafi sparsi nelle guarnigioni di Spagna battono una parola d'ordine, "Sin novedad", "Nessuna nuova", che annuncia ai cospiratori dell'Union Militar Española l'inizio della sollevazione, dell'Alzamiento, contro la Repubblica. Sempre nella calda mattinata radio Ceuta trasmette la frase in codice "Su tutta la Spagna il cielo è senza nubi": è il segnale dell'"Alzamiento" nelle guarnigioni della penisola. Il 95% degli ufficiali fa causa comune con i sediziosi trascinando con sé l'80% dei soldati. La Guardia Civil nella sua quasi totalità e il 50% delle "Guardias de Asalto" si uniscono ai rivoltosi. Nella proporzione dal 75 al 90% gli alti funzionari dei ministeri, delle amministrazioni locali, delle imprese industriali, fanno altrettanto. Il governo tenta di bloccare la sollevazione facendo ricorso alle procedure consentite dalla Costituzione e ordina alle navi da guerra (la flotta è rimasta fedele in quanto gli equipaggi sopraffanno gli Ufficiali che vogliono aderire alla rivolta) di presidiare lo stretto di Gibilterra, così da contenere la ribellione in Marocco e nelle Canarie. In ogni caso non autorizza la distribuzione di armi al popolo come pretendono le organizzazioni di sinistra. La rivolta ha successo in Galizia, Léon, Vecchia Castiglia, Navarra, nord dell'Estremadura e parte dell'Aragona, per cui i ribelli controllano i centri di La Coruña, Valladolid, Salamanca, Burgos, Pamplona, Caceres, Saragozza e Huesca. Occupano inoltre le principali città dell'Andalusia: Cadice, Siviglia, Granada e Cordoba, di vitale importanza per il prosieguo delle operazioni in quanto le loro forze più efficienti sono concentrate in Marocco.

L'Esercito repubblicano può fare conto su 260 ufficiali e 36.000 soldati dell'Esercito regolare; 20.000 Guardie Civil, 25.000 Asaltos (milizia del ministero degli Interni costituita nel 1931 per difendere la Repubblica), 10.000 Carabineros e "forze volontarie" reclutate in Spagna pari a 400.000 "miliziani". Le forze della Marina Repubblicana assommano a 1 Corazzata, 3 Incrociatori, 8 Cacciatorpediniere, 5 Torpediniere, una Cannoniera, 5 Guardacoste e 6 Sommergibili. Mentre quelle dell'Aviazione dispongono di circa 200 aerei di modello superato. Nell'Esercito e nell'Aviazione Repubblicana militano non meno di 50.000 uomini, 40.000 dei quali operano nelle Brigate Internazionali, formazioni volontarie raccolte e organizzate dal Comintern, anche se in prima linea non ne vengono mai impiegati più di 18.000. Di questi volontari 3.350 sono italiani, mentre 10.000 provengono dalla Francia, 5.000 dalla Germania, 2.800 dagli Stati Uniti d'merica, 2.000 dalla Gran Bretagna, 1.000 dal Canada, alcune migliaia da varie Nazioni (53) tra le quali: Africa, Albania, Austria, Belgio, Bulgaria, Cecoslovacchia, Messico, Polonia, Scandinavia, Ungheria e Yugoslavia. Modestissimo il numero dei "volontari" sovietici (quasi tutti commissari politici), appena 557. E' da aggiungere che tra il luglio del 1936 e il febbraio del 1939 altri 20.000 stranieri prestano aiuto alla Repubblica svolgendo diverse mansioni, anche non militari. Notevoli, ma difficilmente quantificabili per via della censura sovietica, risultarono anche gli aiuti forniti da vari Paesi alla Repubblica. Secondo le stime più attendibili, Stalin fornisce alla Spagna Repubblicana 47 milioni di rubli (raccolti tramite sottoscrizione del Comintern) più altri 70 milioni di rubli forniti direttamente da Mosca. E' da sottolineare a questo proposito che Stalin concede al governo di Madrid tali somme soltanto in cambio del deposito delle riserve auree spagnole trasferite allo scoppio della guerra nella capitale sovietica a scopi cautelativi (questo oro, per inciso, non viene mai più restituito alla Spagna). Complessivamente, secondo le stime del governo inglese, tra il luglio del 1936 e il dicembre 1938, l'Unione Sovietica consegna alla Spagna Repubblicana 250 aerei da combattimento, tra cui caccia Polikarpov I-15 e I-16 e bornbardieri Tupolev SB-2 Katiuska, 1.400 autocarri, 731 carri armati leggeri e medi BT-15 e T-26, 1.230 pezzi d'artiglieria, centinaia di migliaia fucili e bombe a mano. Senza contare le decine e decine di migliaia di tonnellate di rifornimenti e attrezzature militari di tutti i tipi sbarcate nel corso del conflitto dai piroscafi russi nei porti di Valencia, Alicante, Cartagena e Barcellona. Notevole è anche il contributo della Francia che, tra l'altro, fornisce alla Repubblica 260 aerei da combattimento Potez, Dewoitine, Bloch, ecc. Si calcola che tra il luglio del 1936 e il luglio del 1938 siano giunti, attraverso i Pirenei, al governo di Madrid 198 cannoni, 200 carri armati leggeri e medi (parte dei quali Renault FT.17), 3.247 mitragliatrici, 4.000 camion, 47 moderne batterie d'artiglieria, 9.579 veicoli di vario tipo e quasi 16.000 tonnellate di munizioni e carburante (materiale fornito in parte dalla Francia e in parte da altre nazioni). Complessivamente, nel corso della guerra la Repubblica mette in campo 2.461 aerei.

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L'Esercito Nazionalista dispone, invece, di 7.000 ufficiali e 25.000 soldati dell'Esercito più 30.000 soldati appartenenti al Tercio ed alle truppe marocchine. A questi si sommano 14.000 uomini della Guardia Civil, 10.000 degli Asaltos, Bruno Pellegrini inel 19386.000 Carabineros, e truppe volontarie come 6.000 "requetés", monarchici carlisti, e circa 15.000 falangisti. La Marina nazionalista è composta da una Corazzata molto vecchia, un Incrociatore, un Cacciatorpediniere, 3 Torpediniere, 4 Cannoniere e 4 Guardacoste. L'aviazione conta appena 100 aerei, tutti di modello molto antiquato. A fianco dell'Esercito Nazionalista prestano servizio oltre 50.000 tra soldati e aviatori italiani, 16.000 tedeschi, 20.000 portoghesi, 600 irlandesi e alcune centinaia di francesi, russi bianchi, yugoslavi e rumeni. L'Italia, oltre ad ingenti quantitativi di carburante, oli lubrificanti, munizioni, bombe d'aereo, pezzi di ricambio, motori, pneumatici, materiale del genio, delle trasmissioni e della sanità, invia in Spagna circa 6.000 aviatori e 763 aeroplani (tra cui 418 caccia, 180 bombardieri e 112 tra ricognitori-assaltatori, addestratori e idrovolanti), 1.930 cannoni di tutti i calibri (gran parte dei quali di modello abbastanza antiquato), alcune centinaia di mezzi corazzati leggeri Ansaldo L3, 10.135 tra mitragliatrici e fucili mitragliatori, oltre 240.000 fucili e 7.663 automezzi. Il tutto per un totale di circa 14 miliardi di lire del 1940. Dal canto suo la Germania fornisce a Franco un certo numero di moderni carri armati leggeri MarkI e MarkII, alcune efficienti batterie antiaeree da 88 millimetri, pezzi da 105, mitragliere pesanti da 20 millimetri Mauser, mortai da 81 millimetri e cannonicini controcarro da 37 millimetri. Più un cospicuo quantitativo di rifornimenti di tutti i tipi. Senza contare i 542 buoni apparecchi (di cui 246 caccia, 189 bombardieri e 107 tra trasporti ricognitori e idrovolanti) che vanno a formare la Legione Condor nella quale militano centinaia di piloti e specialisti della Lutfwaffe. Complessivamente, nel corso della guerra le Forze nazionaliste mettono in campo 1.405 aerei.

Il 19 luglio 1936 avvengono i primi scontri a Barcellona. Le truppe nazionaliste uscite dalle caserme puntano verso la Plaza Cataluña, ma sono bloccate dai lavoratori, in prevalenza anarchici, e dalla Guardia Civil, rimasta fedele al governo, caso quasi unico in Spagna, e devono ritirarsi. Viene catturato il generale Goded, capo dei rivoltosi, che è obbligato a leggere alla radio un appello in cui invita i suoi a deporre le armi. André Malraux racconta ne "L'Espoir" la dinamica dei combattimenti, in cui muore l'esponente anarchico Francisco Ascaso. Il 24 luglio i nazionalisti costituiscono a Burgos la Giunta di Difesa Nazionale (JND) ed i governi di Roma e Berlino dichiarano la loro disponibilità a sostenere la rivolta. Inizia, quindi, il 5 agosto il ponte aereo per trasferire dal Marocco alla Spagna il grosso delle truppe nazionaliste, grazie a nove Savoia Marchetti SM79 e a una cinquantina di Junker 52 delle aviazioni italiana e tedesca.

La guerra, che provoca circa 1.000.000 di morti, è caratterizzata da forti atrocità da ambo le parti in lotta. I miliziani rossi massacrano oppositori o presunti tali con ferocia inaudita; la morte di 6.832 sacerdoti e religiosi, 12 vescovi, 4.184 del clero secolare, 2.365 religiosi e 283 religiose, perpetrata nel corso della guerra, dà la misura di quanto l'attacco al cattolicesimo e l'odio nei confronti dei cattolici sia parte integrante della linea politico-ideologica del governo repubblicano. Da questa situazione nasce, da parte dei vescovi spagnoli, la definizione della guerra come Cruzada, in quanto guerra condotta in difesa della fede e caratterizzata da innumerevoli episodi di martirio da parte dei cattolici; questa denominazione viene fatta propria dai combattenti nazionali che danno prova della loro religiosità non solo anagrafica ma anche pratica attraverso segni come gli scapolari con la scritta "Detente bala, el Corazón de Jesús está con migo", ovvero "Fermati pallottola, il Cuore di Gesù è con me", o i proclami chiusi con le parole "Viva España, viva Cristo Rey" ma, soprattutto, nel momento della morte, molto spesso dopo atroci torture, la forza di gridare "Viva Cristo Rey". Papa Pio XI (1922-1939), nell'enciclica Divini Redemptoris sul comunismo ateo, del 19 marzo 1937, dedica alla guerra di Spagna ampio spazio sottolineando il carattere nettamente anticattolico della Repubblica. Finalmente mezzo secolo dopo, il 29 marzo 1987, Papa Giovanni Paolo II proclama i primi beati martiri spagnoli mentre, presso la Congregazione delle Cause dei Santi, sono in corso numerose altre cause di beatificazione. I Nazionalisti non sono da meno in quanto ad atrocità. Il 14 agosto il "Tercio" e i "Regulares" nazionalisti occupano Bajadoz vincendo l'accanita resistenza dei repubblicani. Si scatena una feroce repressione che conta 4.000 vittime. Jacques Berthet, corrispondente di "Les Tempes", entrato in città il giorno dopo la sua conquista, scrive: "I miliziani e i sospetti arrestati (basta avere la spalla destra della giacca lucida per lo sfregamento del fucile) sono passati per le armi. Circa 1.200 sono stati fucilati (finora)".

Per un breve, tragico momento, la vita di Bruno Pellegrini si avvicina a quella di suo padre Pietro Giovanni: distanti, ma dalla stessa parte del fronte, nello stesso tormentato Paese tanto lontano da Cinto Caomaggiore. Mentre Bruno Pellegrini aPietro Giovanni Pellegrini nel 1922 bordo del Regio Cacciatorpediniere Alvise Da Mosto sorveglia le acque spagnole per bloccare i rifornimenti sovietici, Pietro Giovanni Pellegrini si trova nella città di Talavera de la Reina, nella provincia di Toledo in Castiglia, presso lo Stato Maggiore del Generale Francisco Franco Bahamonde: non è noto quale incarico ricopra sin dal 1935. Questa città è sede di un importante aeroporto militare che inasprisce gli scontri tra nazionalisti e repubblicani: inoltre, è collocata in un nodo viario strategico già testimone di aspri scontri durante le guerre napoleoniche del 1809. Il luogo assume molti nomi nel passato: gli Italiani chiamano la città, lungo il fiume Tago (Tajo), con l'antico nome romano di Villa Elbora; gli Spagnoli diversamente "Talavera estaba por los rojos, los cuales cambiaron el nombre de Talavera de la Reina por el de Talavera del Tajo". E' utile ricordare che i militari di carriera, e non solo, offertisi volontari per la guerra di Spagna, per ragioni di riservatezza e di sicurezza non adottano il proprio nome e cognome, ma un anagramma od un nome di fantasia: così il maresciallo pilota Vincenzo Patriarca diviene Vincenzo Bocolare e così via.


Il Mistero di Pietro Giovanni Pellegrini

Un mistero avvolge la vita e la morte di Pietro Giovanni Pellegrini. Classe 1894, è tra gli Arditi nella Grande Guerra dal 1915 al 1918. Probabilmente segue la carriera politico-militare di quel dopoguerra. Trova la morte in Spagna nel settembre 1936, presso il quartier generale di Francisco Franco Bahamonde nell'aeroporto di Talavera de la Reina, che gli Italiani chiamano Villa Elbora. Si sa che è in Abissinia nel 1934, un anno prima che inizi la guerra, ed in Spagna dal 1935, un anno prima che inizi la guerra. Agente segreto? Consigliere militare? Sfortunato emigrante? Tante ipotesi, ma nessuna certezza.

Per la conquista dell'importante aeroporto, sede anche dello Stato Maggiore di Francisco Franco, si sviluppa una imponente battaglia aero-terrestre che annovera molte vittime tra gli Italiani sia a terra che sugli aerei dell'Aeronautica Legionaria. Gli aerei repubblicani e delle Brigate internazionali decollano dall'aeroporto di Barajas, dove è costituita la Squadriglia "España", ad 80 km a nord, per colpire Talavera de la Reina: queste incursioni continuano fino all'11 settembre. Gli aerei aggressori sono caccia Nieuport 52 e Dewoutine D.372 che scortano i bombardieri Tupolev SB-2 russi: in aria l'aeroporto viene difeso dai caccia Fiat CR32. I verbali delle azioni repubblicane riportano: "La Escuadra España se dedicó desde el inicio a subir la moral de los combatientes y a efectuar algunas misiones espectaculares, especialmente la del bombardeo del Estado Mayor de Franco en Talavera de la Reina. La Escuadra se encargó de patrullar o realizar escoltas sobre las Sierras, así como de interceptar aviones enemigos" e gli storici "Cuando la guerra estaba en sus primeras semanas y conseguir un coche para desplazarse por la meseta peninsular era un lujo, Bolín puso a disposición de Artur Portela un automóvil adornado con la bandera portuguesa advirtiéndole, eso sí, de que no dijese nada a los otros periodistas extranjeros. Gracias a ello, Portela fue el primer informador en llegar a Talavera de la Reina y el único que pudo relatar la conquista de esta localidad por los insurgentes a principios de septiembre de 1936. Relato que, por cierto, revela la dureza represiva con que se emplearon los rebeldes en sus conquistas. En una de sus crónicas titulada "Como foi tomada Talavera", se recrea describiendo naturalmente, como algo consustancial a la guerra, la extrema violencia empleada por los facciosos. La entrada en la ciudad nos la describe como una alameda de muertos: "(...) Ao lado dos bermas da estrada, em posições dramáticas, vêemse duas filas de cadáveres. Uns morreram no último combate, outros após. Para que a putrefacção não se desenvolvesse, os corpos foram regados com gasolina e queimados depois. Mas o cheiro atroz anda no ar, como gangrena solta. Há que aliviar a visão e subjugar o arripio nervoso. É a guerra com todos os seus horrores (...)". En otro reportaje titulado "Os mortos das carreteras", ambientado en su viaje desde Talavera hasta Toledo, repite su sentido testimonio diciendo metafóricamente que tenía los ojos "encharcados de sangue". Crónicas que, sin embargo, pasaron inadvertidas para la historia de la represión fascista en España y que sirven para demostrar, una vez más, la dureza empleada por la columna de moros y legionarios del general Yagüe, que había arrasado dos semanas antes Badajoz" ed ancora: "El 2 de septiembre las columnas del ejército de Africa alcanzaron Talavera de la Reina donde se encontraban instalados 10.000 milicianos con toda la artillería que habían podido reunir. El 3 de septiembre a mediodía se ordenó un asalto contra la ciudad que cayó a primera hora de la tarde después de unas cuantas luchas callejeras. La realización de esta campaña de 500 kilómetros en un mes fue un triunfo para Franco y consolidó su posición frente a las de Mola y Queipo de Llano".

Il 18 novembre 1936 i governi di Roma e Berlino riconoscono la Giunta di Burgos ed il 3 gennaio 1937 sbarca in Spagna il primo contingente del Corpo Truppe Volontarie (CTV) agli ordini del generale Roatta, mandato dal Governo italiano a sostegno di Franco. E' costituito da: 1a Divisione Camicie nere "Dio lo vuole"; 2a Divisione "Fiamme nere"; 3a Divisione "Penne Nere"; 4 a Divisione "Littorio"; Raggruppamento autonomo "XXIII Marzo"; Brigata "Frecce Nere"; Brigata "Frecce Azzurre". Complessivamente gli effettivi italiani diventano 78.846 tra Esercito, Marina ed Aeronautica, di cui 6.000 rimangono uccisi e 15.000 feriti. Da una relazione segreta dell'Ufficio Spagna: "Scarso numero di giovani, alta percentuale di lavoratori agricoli, particolarmente delle regioni meridionali, numerosi pregiudicati". Molto consistente l'apporto di armi, munizioni e mezzi di trasporto, determinante l'intervento dell'aviazione e della marina.

Il 14 gennaio inizia l'offensiva nazionalista verso Malaga, con la conquista di Marbella e Alhama, rispettivamente a sud e a nord della città: a fianco dei nazionalisti spagnoli sono entrati in azione nove battaglioni motorizzati di Camicie Nere italiane. Per disorientare i repubblicani e per impedire che si organizzino nella difesa della città assediata, attraccano nel porto due navi da battaglia: l'Incrociatore pesante germanico Admiral Reinhard Scheer della Kriegsmarine ed il Regio Cacciatorpediniere Alvise Da Mosto della Regia Marina italiana. Mentre le due navi con le proprie armi pesanti aprono il fuoco sulla zona, molti marinai degli equipaggi sbarcano per conquistare l'area del porto ed oltre: Bruno Pellegrini, imbarcato sul Da Mosto è tra questi. Nei 25 giorni di combattimento che ne seguono Bruno Pellegrini si distingue in più occasioni per il suo coraggio e la sua autonomia: la maggiore delle sue azioni è quella di conquistare da solo una caserma repubblicana mettendo in fuga gli occupanti a colpi di bombe a mano. Per questa azione riceve un Encomio Solenne dal Comandante delle Forze nazionaliste ed è promosso sul campo al grado di Sergente. L'8 febbraio Malaga è conquistata. Nei giorni di riposo che seguono Bruno Pellegrini cerca di ritrovare e recuperare la salma di suo padre, ma tutti gli sforzi profusi non sortiscono alcun risultato.