HomeMissioni - Vita MilitareLa Cina - 1937-1939

Appena terminato il corso, e dopo una breve licenza a Cinto, Bruno Pellegrini raggiunge Gaeta per poi recarsi a Cagliari ed imbarcarsi sul Regio Incrociatore leggero Bartolomeo Colleoni il 24 novembre 1937. Su questa nave, con l'incarico di Capo cannoniere, raggiunge la sua destinazione di Shang-Hai il 23 dicembre 1937, dove rimane fino al 5 settembre 1939. L'urgenza della partenza e del nuovo incarico, che lo sottraggono al passaggio negli Incursori della Regia Marina, è dovuta allo scoppio della guerra in Estremo Oriente: il Giappone ha dichiarato la guerra alla Cina e l'ha invasa il 7 luglio 1937. Le truppe giapponesi s'impadroniscono, con un colpo di mano, di Pei-Ching e T'ien-Tsin: qualche settimana dopo sbarcano a Shang-Hai, conquistano la città, cominciano ad avanzare lungo il fiume Yang Tze Kiang e bloccano con la loro flotta la costa della Cina meridionale. L'Italia ha ufficialmente dal 1902 diversi possedimenti in Cina, frutto della vittoria nella guerra contro i Boxers e l'Impero del Cielo del 1900-1901: la Concessione di T'ien-Chin, che è composta da un'area di mezzo chilometro quadrato, vera concessione attrezzata con poteri sovrani dove risiedono 350 Italiani; l'autorizzazione a servirsi dei quartieri internazionali di Shang-Hai, Hankow ed Amoy; la proprietà della Legazione di Pei-Ching, del forte di Shan Hai-Kwan, opera terminale a mare della Grande Muraglia, dell'ancoraggio di Ta-Ku nell'estuario del fiume Pei-Ho. L'Italia (e gradualmente più tardi la Spagna l'Ungheria, la Bulgaria, la Croazia, la Danimarca, la Finlandia, la Romania, la Slovacchia, il Manchukuo ed il governo fantoccio cinese di Nanking) il 6 novembre 1937 entra nel patto Anticomintern (alleanza contro il comunismo), esistente già da un anno tra Germania e Giappone: il rapporto fra la Cina e l'Italia cambia improvvisamente. Il Governo di Roma, firmando quell'accordo, si avvicina a Tokyo, ottenendo una serie di buoni scambi, tra l'altro, la vendita di 72 bombardieri BR 20 al Giappone che li usa contro la Cina, precedente cliente degli aerei italiani dal 1932. Va da sé che Chiang Kai-Shek non gradisca questa decisione ed interrompa completamente ogni rapporto con Roma. La nuova situazione causa l'isolamento immediato della colonia italiana di T'ien-Chin e dei quartieri di Shang-Hai e Pei-Ching, che vengono immediatamente circondati dall'ostilità dei Cinesi.

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I Militari responsabili della colonia italiana ed i rappresentanti del Governo italiano realizzano presto la situazione pericolosa, considerando che le forze italiane siano insufficienti per difendere la guarnigione. Immediatamente richiedono a Roma un rinforzo urgente di uomini e navi da guerra: questa richiesta viene inoltrata velocemente. Nel complesso, nel 1937, a T'ien-Chin e Shang-Hai risultano di stanza 1.200 uomini, fra ufficiali e soldati del Battaglione San Marco, del Battaglione Granatieri di Sardegna, della Regia Marina, della Regia Aeronautica, dei Carabinieri Reali e della Regia Guardia di Finanza. Parte di questi effettivi va in aiuto dei contingenti inglesi (2.500 uomini) ed americani (1.400 uomini) che si trovano già in Pei-Ching e specialmente a Shang-Hai per proteggere i cittadini anglosassoni. La violenza della guerra è tale che non è possibile fare distinzione tra una bomba nemica ed una amica: il pericolo è totale.

Il 23 dicembre 1937 il Regio Incrociatore leggero Bartolomeo Colleoni, attracca a Shang-Hai per affiancarsi e poi sostituire il gemello R.I. Montecuccoli, ponendosi a difesa della guarnigione italiana in Cina. Il compito assegnato al Regio Incrociatore leggero Bartolomeo Colleoni è quello di pattugliare le coste cinesi per tutta la loro lunghezza da Hong Kong a Port Arthur o Dairen in Manchuria, per impedire l'ingresso di rifornimenti di uomini, armi e materiali in Cina: 22 giorni di navigazione ogni volta. Nei periodi di riposo dal servizio a Shang-Hai, Bruno Pellegrini utilizza le sue licenze e le sue franchigie per recarsi a Yokohama, in Giappone, e da lì a Tokyo in treno.

La prolungata lontananza da Cinto Caomaggiore, impedisce a Bruno Pellegrini di coronare il suo sogno d'amore con il matrimonio: tanto è il desiderio che, appena promulgato il 9 luglio 1939 il Regio Decreto n. 1238 che lo consente, Bruno si sposa per procura. Questo Regio decreto diviene l'art. 111 del Codice Civile italiano, tuttora vigente, che recita: "I militari e le persone che per ragioni di servizio si trovano al seguito delle forze armate possono, in tempo di guerra, celebrare il matrimonio per procura. La celebrazione del matrimonio per procura può anche farsi se uno degli sposi risiede all'estero e concorrono gravi motivi da valutarsi dal tribunale nella cui circoscrizione risiede l'altro sposo. L'autorizzazione è concessa con decreto non impugnabile emesso in camera di consiglio, sentito il pubblico ministero. La procura deve contenere l'indicazione della persona con la quale il matrimonio si deve contrarre. La procura deve essere fatta per atto pubblico; i militari e le persone al seguito delle forze armate, in tempo di guerra, possono farla nelle forme speciali ad essi consentite". Nemmeno a farlo apposta, 40 giorni dopo, il 5 settembre 1939, il R.I. leggero Bartolomeo Colleoni riceve l'ordine di prepararsi a tornare in Italia, trasportando anche una certa quantità di uomini e mezzi della guarnigione italiana in Cina, all'insorgere del secondo del conflitto mondiale ovvero dell'aggressione della Polonia sia da parte della Germania che dell'Unione Sovietica.

Durante una delle numerose soste a Shang-Hai Bruno Pellegrini compie un'azione di bontà e di solidarietà particolare, precorritrice di quella che anni più tardi viene chiamata adozione a distanza. Frequentando la missione cattolica romana di Shang-Hai "adotta", infatti, un piccolo orfano cinese che viene battezzato con il nome di Bruno ed il cognome di Pellegrini. Ovviamente non può portarlo con sé, quindi non è un'adozione perfezionata, ma lascia al padre missionario una discreta somma di denaro affinché il bambino sia liberato dagli stenti e frequenti la scuola. Certamente tutto è andato bene e secondo questa volontà fino all'ottobre 1949 quando, con la vittoria di Mao Tse-Tung su Chiang Kai-Shek la Cina diviene comunista ed espelle tutti i missionari e requisisce le loro proprietà.